Strabiliante interrogativo - Mt 25,31-46 |
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+ Dal Vangelo secondo Matteo |
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Quando il Figlio dell’uomo |
Dopo la parabola sull’attesa previdente del Regno e quella sulla libera responsabilità nell’uso dei beni ricevuti, Matteo ci racconta - e soltanto lui - di Gesù che utilizza un esempio parabolico; non narra una parabola ma parla di se stesso paragonandosi ad un pastore e ad un re seduto sul trono. È una immagine simbolica, quella del re-pastore che si configura con Davide (Cfr. Ez 34,23-24), prototipo del Messia, e trova concretezza in Gesù. |
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Egli separerà gli uni dagli altri |
All’inizio della Bibbia, l’atto creativo di Dio è descritto come una separazione: la luce dalle tenebre (Gn 1,4), le acque sopra e sotto il firmamento (Gn 1,7); la creazione mette in ordine le cose separandole, il giorno dalla notte, le acque dall’asciutto, le piante e gli animali secondo le loro specie, anche l’uomo è stato creato separato: maschio e femmina. Così, giorno dopo giorno, inizia la storia. Analogamente Matteo ci racconta le realtà ultime con la separazione delle pecore dai capri; come un atto creativo, non è la fine di tutto ma l’inizio. Da una parte le pecore alla sua destra e i capri a sinistra. La differenza non è tanto nella posizione, anche se l’etichetta regale vede la destra come luogo privilegiato, ma nel fatto che è sua. È il luogo del benedetti del Padre mio chiamati a ricevere l’eredità del regno che era preparato per voi fin dalla creazione del mondo. Gli altri non gli appartengono, stanno alla sinistra di nessuno, vengono allontanati da lui, sono denominati maledetti, ma non da Dio, appartengono a se stessi e alle loro scelte; neanche il fuoco eterno è per loro perché preparato per il diavolo e per i suoi angeli. |
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perché |
Ciò che discrimina gli uni dagli altri è la condivisione con i poveri di ciò che è necessario per la vita. Non si parla né di preghiera né di culto, non c’è accenno alla spiritualità o alla religione. Le cose materiali come il mangiare, bere, vestito, casa, tempo … date e non date fanno la differenza. Se tutte le religioni nel mondo hanno tra i loro precetti l’assistenza ai poveri, lo strabiliante del Vangelo è la comunione con i poveri che concretizza la comunione con il Signore. La comunione con i deboli è talmente forte che Gesù arriva a identificarsi nei suoi fratelli più piccoli. Un fatto inaudito, talmente strabiliante che viene da domandare: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato …”. Questa domanda – più volte reiterata - nella manifesta meraviglia e ci apre uno spiraglio di comprensione del mistero di identificazione del Cristo nel povero in quanto povero, nella sua realtà di miseria, sfatando l’dea, solo devozionale, per cui diciamo di vedere il Cristo nel povero. Non siamo autorizzati a riconoscere il Cristo nei piccoli, non possiamo sublimare la loro situazione a sacramento di Gesù; sarà lui a rivelarcelo. A noi ci basti l’impegno di riconoscerli come fratelli con cui condividere i doni ricevuti. A nessuno è lecito amare in una persona il volto di un'altra, l'altro va amato per se stesso, per quello che lui è, per la dignità insita nel suo stesso esistere. |
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